Intervista dell'Ambasciatore Li Junhua a Rai News
2021/09/17
 

 

L'Ambasciatore Li Junhua ha rilasciato un'intervista a Rai News. Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale:

Ambasciatore non ci sono certezze sull'origine del COVID 19 come ha confermato anche il rapporto dell'Intelligence USA richiesto in maggio dal presidente americano Joe  Biden le cui indiscrezioni sono state poi rilanciate dal Washington Post.  L'Occidente chiede ancora di far luce  su quanto accaduto. Secondo Lei cosa possiamo aspettarci dalla Cina per avere ulteriori chiarimenti su questa vicenda?

Ambasciatore Li: Risalire alle origini del virus è un passo importante per vincere la battaglia contro la pandemia e richiede, da parte di tutti, rispetto per la scienza, cooperazione ed eliminazione delle manipolazioni. Ma anche il cosiddetto rapporto dell'Intelligence degli Stati Uniti non ha prodotto alcuna prova tangibile e non e' stato in grado di stabilire se il virus sia saltato dall'uomo all'animale o se sia uscito da un laboratorio di Wuhan, un'ipotesi senza basi scientifiche e tanto meno credibile. Questa forma ostinata di manipolazione politica e pregiudizio contro la Cina ha già suscitato diffusi interrogativi  da piu' parti  della comunità internazionale. Da quanto ne so, già più di 80 Paesi hanno espresso il loro rifiuto alla politicizzazione della ricerca delle origini del virus o tramite lettera al Direttore Generale dell'OMS o rilasciando dichiarazioni e richiedendo che venisse tutelato invece il rapporto congiunto Cina-OMS. Inoltre, più di 300 partiti, organizzazioni della società civile e think tank in più di 100 Paesi e regioni hanno presentato una dichiarazione congiunta al Segretariato dell'OMS rifiutando la politicizzazione della ricerca delle origini del virus. Sul web in Cina, più di 25 milioni di internauti hanno inviato una lettera aperta per richiedere un'indagine sul laboratorio di ricerca biomedica dell'esercito statunitense a  Fort Detrick, negli Stati Uniti. Queste sono voci che rappresentano la giustizia. L'atteggiamento della Cina non è mai cambiato: abbiamo da sempre attribuito grandissima importanza e partecipato attivamente alla cooperazione scientifica mondiale per la ricerca delle origini del virus. Ancorandoci ai principi di scienza, apertura e trasparenza, abbiamo accolto due missioni di esperti dell'OMS per condurre ricerche sulle origini del coronavirus; al termine delle quali Cina e OMS hanno pubblicato un rapporto congiunto sulle origini del coronavirus che trae delle conclusioni autorevoli, professionali e scientifiche e rappresenta una base di partenza per la cooperazione mondiale sulla diffusione del virus. Da non molto, la Cina ha consegnato all'OMS due aidé-memoire rispettivamente dal titolo: "Dubbi in merito a Fort Detrick (Istituto di Ricerca sulle Malattie Infettive dell'Esercito degli Stati Uniti)" e "Situazione della ricerca sui coronavirus condotta dal team del dott. Baric presso la North Carolina University". La Cina si oppone fortemente alla politicizzazione delle origini del virus. Sostiene invece che si debba essere guidati dalle prove scientifiche e che sia necessaria una fase di ricerca sulle origini del virus da condurre congiuntamente in diversi Paesi e regioni del mondo.

Come sono cambiati i rapporti tra Italia e Cina dopo la pandemia ? Quali sono attualmente gli scambi culturali e gli accordi commerciali tra Italia e Cina?

Ambasciatore Li: Cina e Italia sono partner strategici globali. Cerchiamo i risultati vantaggiosi dalla cooperazione, mostriamo il profondo apprezzamento per la rispettiva cultura e ci aiutiamo a vicenda nei momenti di difficoltà. Tra gennaio e luglio di quest'anno, l'interscambio bilaterale tra Cina e Italia ha superato i 41,1 miliardi di dollari, registrando una crescita dello 41,2%. Le esportazioni italiane in Cina hanno registrato un incremento del 63,2%. In questi ultimi due anni, i due Paesi hanno siglato diversi accordi per l'esportazione di prodotti agro-alimentari italiani in Cina come quello sulle carni bovine, sul riso e sui kiwi. In ambito culturale, Cina e Italia hanno stretto ulteriormente i legami in ambito di tutela del patrimonio culturale e hanno promosso l'inserimento di ulteriori beni culturali di ambedue i Paesi nel Patrimonio Mondiale UNESCO. La Cina ha partecipato attivamente alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, al Salone del Mobile di Milano, alla Biennale e al Festival del Cinema di Venezia. Il prossimo anno si terrà il rimandato Anno della Cultura e del Turismo Cina-Italia le cui attività preparatorie sono già avviate, tra cui anche l'invito che è stato esteso all'Italia a partecipare al Festival d'Arte più importante della Cina, la Shanghai International Arts Festival, come Paese Ospite d'Onore.

Fra pochi mesi ci saranno le Olimpiadi Invernali a Pechino. Potrebbe essere questa l'occasione giusta per rilanciare i rapporti tra Italia e Cina?

Ambasciatore Li: Lo scambio people to people è un punto di eccellenza delle relazioni sino-italiane. L'inaugurazione delle Olimpiadi Invernali di Pechino è sempre più vicina. Tutte le strutture sono già pronte e i lavori preparatori sono ormai in fase finale. Guidati da concetti come ecologia, condivisione, apertura e integrità siamo pienamente fiduciosi di poter organizzare delle Olimpiadi sobrie, sicure e emozionanti nelle performance. Siamo lieti che sarà Milano-Cortina a organizzare l'edizione successiva, nel 2026. Questo ha già creato nuove opportunità e una nuova piattaforma per i due Paesi per ampliare le interazioni e la cooperazione. Qualche giorno fa, il presidente Xi Jinping nel suo colloquio telefonico con il premier Draghi ha sottolineato proprio che è necessario sostenersi a vicenda nell'organizzazione delle Olimpiadi Invernali. E anche che è importante sfruttare questa opportunità per rafforzare la cooperazione sia nel settore degli sport invernali  L'Italia è tradizionalmente un Paese forte negli sport invernali e attualmente l'allenatore della squadra maschile nazionale cinese di hockey sul ghiaccio, quello della squadra paralimpica di sci di discesa e il vice allenatore della squadra di slitta nazionale cinese vengono tutti dall'Italia. La TechnoAlpin per la produzione di neve e il marchio sciistico italiano Nordica e altre imprese italiane stanno svolgendo un ottimo lavoro in Cina. In questo mese l'Italia ha partecipato alla "World Winter Sports Expo" di Pechino in qualità di Paese Ospite d'Onore e ha ricevuto grande attenzione e apprezzamento. Sono fiducioso che alternarsi nell'organizzazione delle Olimpiadi Invernali sarà per i due Paesi un'occasione per rafforzare i contatti in ambito sportivo e culturale e farà sì che la cooperazione ottenga nuovi risultati.

In questo periodo l'attenzione del mondo è sull'Afghanistan e sugli eventi che stanno agitando il Paese. La Cina da molto tempo ha rapporti con l'Afghanistan, per poter sviluppare le infrastrutture della Nuova Via della Seta? Per pacificare la situazione ai confini con il Xinjiang? Ci può spiegare quali sono i rapporti tra Cina e Talebani? Sarà possibile per la Cina affidarsi ai Talebani?

Ambasciatore Li: La situazione in Afghanistan ha già subìto un radicale cambiamento e tutti debbono accettarlo e adeguarsi ad esso. Riguardo al futuro dell'Afghanistan, la comunità internazionale deve rispettare il principio "il popolo afghano guida il Paese e lo possiede", e le forze straniere devono fornire un sostegno positivo affinché la transizione politica in Afghanistan avvenga in modo conciliante e fluido e che sia possibile una ricostruzione pacifica del Paese. L'Afghanistan è uno dei Paesi confinanti con la Cina con cui sono state allacciate le relazioni diplomatiche già nel 1955 e i due popoli sono legati da una storica amicizia. L'Afghanistan sostiene chiaramente l'iniziativa Belt and Road e la cooperazione tra i due Paesi si è sempre basata sul principio di consultazione, costruzione congiunta e condivisione, proprio come quella con gli altri Paesi che aderiscono alla Nuova Via della Seta. I progetti infrastrutturali portati avanti in Afghanistan con gli aiuti della Cina hanno contribuito attivamente all'interconnessione nazionale e regionale e sono stati apprezzati dal popolo afghano. La pace e la stabilità dell'Afghanistan sono strettamente legate alla sicurezza e alla stabilità della regione. La Cina, sulla base del rispetto della sovranità nazionale dell'Afghanistan e del principio di non ingerenza, mantiene contatti e comunicazione normali con i Talebani. La Cina auspica che l'Afghanistan costruisca un sistema politico aperto e inclusivo, porti avanti una politica moderata e stabile sia a livello interno che estero, tagli tutti i legami con le organizzazioni terroristiche e al contempo sviluppi contatti amichevoli con gli altri Paesi, in particolare con quelli limitrofi. La Cina ritiene che si debbano tenere in considerazione i segnali positivi diffusi dai Talebani nell'ultimo periodo e incoraggiarli ad adeguarsi e trasformarsi in una forza politica moderna.

Infine una domanda sulla geopolitica. Si è detto che gli USA si siano ritirati dall'Afghanistan anche per rivolgersi all'area del Pacifico dove c'è Taiwan. Crede che la questione di Taiwan e la difesa di quell'area potrebbe portare a una guerra tra Cina e USA?

Ambasciatore Li: Queste sono due questioni completamente diverse per natura che non possono essere assolutamente comparate o collegate. La situazione mutata in Afghanistan ha dimostrato, ancora una volta, che, sia nel passato o nel futuro, imporre forzatamente i propri valori a un'altra etnia o cultura difficilmente ottiene successo. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi connessi dovrebbero fare una profonda riflessione, imparare la lezione e rispettare davvero la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Afghanistan e anche il diritto del popolo afghano di autodeterminare il proprio destino, ciò è ben diverso dall'andarsene senza curarsi di nulla e lasciare  l'Afghanistan e l'intera regione  a gestire il caos. Inoltre l'Afghanistan è un Paese sovrano, mentre Taiwan è una porzione inalienabile del territorio nazionale della Cina. Se gli Stati Uniti giocano la "carta di Taiwan" quel che fanno è "giocare con il fuoco", è pericolosissimo. La Cina ha una determinazione ferma e capacità sufficienti per tutelare la propria sovranità e integrità territoriale e qualsiasi forza esterna non deve avere alcun dubbio in merito. Vorrei sottolineare che la Cina ha da sempre sostenuto uno sviluppo pacifico e non ha alcun interesse a intraprendere una guerra "calda o fredda" che sia. Credo che pace e sviluppo siano i temi principali della nostra epoca. Coesistenza pacifica, cooperazione win-win sono nell'interesse comune di tutti i popoli del mondo. Auspico che gli Stati Uniti vengano incontro alla Cina per portare avanti rispetto reciproco e il dialogo, gestire le differenze, evitare i conflitti per promuovere un ritorno, il prima possibile, delle relazioni bilaterali sui binari giusti.